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Una sciagurata idea

Ormai conoscerete le mie avventure con Ghost, dopo averne letto. Saprete dunque che ho rinunciato completamente ad ogni tentativo di installarlo nuovamente. Tra le sue dipendenze c’era mySQL, che non mi serve né ho intenzione di usare, dato che per le mie applicazioni impiego PostgreSQL.

Ho deciso quindi di cancellare, rimuovere, distruggere ed estirpare qualsiasi traccia di mySQL dal mio Ubuntu 20.04 che come saprete è stato da poco installato.

Rimuovo dunque tutti i pacchetti collegati con l’apposito comando e pulisco tutto:

sudo apt-get remove --purge -s 'mysql*'
sudo apt-get autoremove
sudo apt-get autoclean

e trovo sul web un comando per rimuovere

sudo rm -rf /etc/mysql /var/lib/mysql

Leggendo una delle tante guide su come disinstallare mySQL mi sovviene però una pazza, sciagurata, malsana idea! Il (mio) primo risultato su Google per “Uninstall mySQL” dice di dare anche questo comando:

sudo find / -iname 'mysql*' -exec rm -rf {} \;

Senza pensarci troppo do invio e poco dopo mi rendo conto della stupidaggine megagalattica appena fatta. In pochi istanti, esplodono tutte le mie applicazioni.

Quel comando cancella tutti i file che contengono mysql nel nome, purtroppo non solo i file collegati a mySQL hanno mySQL nel nome.

A quanto pare infatti, ci sono anche dei file di un componente fondamentale Ruby on Rails, che sono automaticamente inclusi in ogni applicazione.

Nonostante non abbia capito cosa abbia effettivamente condotto all’errore in cui mi sono imbattuto, ho capito benissimo che una cosa del genere non va fatta a meno che non vogliate essere chiamati dal vostro servizio di monitoring alle 2:00 e dover reinstallare tutte le applicazioni a quell’ora della notte (e menomale che non ci sono stati altri problemi). Chiedo perdono al mio server per le atrocità commesse.


Vuoi sapere quali sono le applicazioni Ruby on Rails di cui sto parlando? Trovi tutto sul mio Github, non saranno fatte benissimo ma almeno possono essere utili 😀

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Addio Ghost

Dopo un anno e qualche mese ho finalmente deciso di intraprendere una buona e giusta migrazione da Ghost, una piattaforma di blogging, a WordPress, sempre una piattaforma di blogging ma a quanto pare decisamente migliore. In questo articolo vi racconto perché e perché dovreste evitare Ghost anche voi.

Un’installazione tormentata

A parole installare Ghost è la cosa più semplice del mondo. Installi le dipendenze, dai un comandino in una cartella da un utente creato ex-novo e le voilà la tua istanza di Ghost è pronta, SSL compreso.

Qualche giorno fa ho cambiato server perché ho trovato un’offerta più vantaggiosa (a proposito, addio 95.217.2.93, ti ho voluto bene) e ho dovuto quindi fare l’intera procedura da capo.

L’installazione è già partita male: l’installer informava di non essere compatibile con Ubuntu 20.04, rilasciato ad aprile 2020 e in esecuzione sul mio server.

Andando avanti, Ghost ha provato a creare il suo utente mySQL e non ci è riuscito perché non compatibile con mySQL 8 incluso in Ubuntu 20.04. Sono stato costretto a farlo io per lui, ma l’installazione è fallita lo stesso, dopo diversi tentativi, o per problemi con SSL o per altri non specificati problemi. Il server non risultava quindi raggiungibile.

Così, mi sono stancato e ho detto basta. Non avevo voglia di perdere altro tempo a risolvere altri problemi (tra l’altro, la prima installazione su Ubuntu 18.04 era andata liscia come l’olio). Era giunto il momento di fare una cosa che avrei dovuto fare da tempo: usare una piattaforma con un minimo di community, di universalità e di supporto.

Eccoci qui dunque, il mio blog ora è su un’installazione WordPress che ha richiesto pochi minuti e non ha dato problemi.

Una migrazione dolorosa

Mi sono reso conto troppo tardi che Ghost, nonostante sia software libero, è una terribile gabbia. Ci sono tanti modi per migrare a Ghost, ma alcun modo per migrare da Ghost.

Insomma, mi sono dovuto arrangiare. Neanche a dirlo, quando ho provato a spostare la mia installazione di ghost da ferdinando.me (questo sito) a blog.ferdinando.me per poter spostare i contenuti con calma su WordPress, si è rotto tutto e sono stato costretto ad esportare i contenuti dal mio blog Ghost sul server e importarli manualmente sul mio computer in un’istanza locale appositamente preparata e collegata al mondo attraverso ngrok. Facendo così, però, sono andate perse le immagini, nonostante abbia importato la cartella content/images e fatto quanto necessario per renderle visibili.

Ho riscontrato pure problemi con l’importazione tramite RSS non ha funzionato quasi per niente. L’unico plugin gratuito parzialmente funzionante tra i tanti che ho provato è stato CyberSEO Lite che ha importato egregiamente solo gli ultimi sei articoli.

Mi sono dunque dovuto arrendere all’evidenza: esportare da Ghost verso WordPress è per me impossibile e quantomeno difficile (magari esiste qualche metodo che non ho considerato).

Per salvare il salvabile ed evitare di perdere altro tempo sono riuscito a far importare automaticamente gli articoli che avevo su Medium, ma dato che il servizio online consigliato dalla maggior parte delle guide si rifiutava di accettare il mio file di esportazione Medium (ritenendolo “troppo grande”), ho dovuto usare l’importazione integrata in WordPress.com ed esportare da lì un file compatibile con WordPress.

Il resto, purtroppo, l’ho dovuto fare a mano.

Conclusioni

Dopo questo anno e mezzo e dopo aver finalmente provato Gutenberg su WordPress, posso serenamente dire che:con l’introduzione di un editor come Gutenberg in WordPress, Ghost ha perso tutto l’appeal che aveva nei miei confronti, quindi non vale la pena imbarcarsi in un’avventura problematica come quella di usare Ghost per un proprio blog, senza tra l’altro possibilità di fuga. Mentre infatti è possibile tranquillamente migrare da WordPress a Ghost o addirittura da Medium a Ghost, fare il contrario vi toglierà tempo e vi provocherà molti problemi, nonostante Ghost sia assolutamente open source. Insomma, il gioco non vale la candela, soprattutto se è nelle vostre intenzioni cambiare nuovamente piattaforma.