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Informatica Telegram

Un bot Telegram… per contare gli asd

Quando i lol ancora non esistevano, una sola parola indicava una risatina nel gergo dell’internet: asd. Grazie al bot telegram @asdcounterbot, potrete contare i vostri asd e competere con gli altri per vedere chi ne dice di più.

Gli asd, chi non se li ricorda gli asd. Quando i lol ancora non esistevano, una sola parola indicava una risatina nel gergo dell’internet: asd

Come ci spiega Wikipedia, nasce come risatina nei giochi che funzionavano con le quattro lettere della seconda fila della tastiera QWERTY, WASD. Per evitare di staccare le mani dalle tre lettere, è nato l’uso di scrivere asd per comunicare una risata.

La bellezza di questa parola l’abbiamo conservata negli anni, tant’è che ci sono ancora dei nostalgici che la usano. Come testimoniare quest’uso se non creando un bot Telegram dedicato che dimostri quant’è viva e pulsante la comunità di persone che preferisce dire un bell’asd ad un brutto lol?

Ebbene, ho creato la soluzione per voi. Basta inserire il bot Telegram @asdcounterbot per apparire nella classifica globale, godersi il grafico degli asd inviati e se si vuole anche un messaggio ogni asd.

Il bot è nato da un’idea di Valerio Bozzolan, che si può considerare il campione vivente, l’impersonificazione della faccina dell’asd. L’ho sviluppata io, perché lui non ne aveva voglia, tempo o qualsiasi altra cosa, in Ruby on Rails 5, dopo un primo tentativo fallito in PHP. È hostata su Heroku.

Buon divertimento, buon asd. Correte ad aggiungere @asdcounterbot nei vostri gruppi.


Comandi

  • Se siete amanti della privacy e non volete apparire in classifica (in privato o in gruppo): /fuoriclassifica
  • Se volete ricevere un messaggio ad ogni asd invece che uno a mezzanotte (solo nei gruppi): /nightsend
  • Se volete visualizzare il vostro grafico personale o del gruppo (in privato o in un gruppo): /grafico

Nota: a quei tempi, asd non aveva tutti i significati di oggi, o non si conoscevano, quindi andava e va benissimo come risatina.

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Opinioni

Il timbro che manca


Luogo: ufficio abbonamenti Amtab

– Buongiorno.

– Salve.

– Vorrei richiedere il tesserino studenti, ecco tutta la documentazione compilata.

– Per l’anno 2019-2020?

– Sì, certo.

– Ah, mi dispiace. Manca il timbro per quest’anno. Ritorna a Settembre inoltrato-Ottobre.

Sipario

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Informatica Opinioni Wikimedia

Un applauso ad Axel Voss

Facciamo tutti un applauso al nostro caro amico Axel Voss (su forza, vi voglio sentire forte), che dopo anni di lavoro, ieri è riuscito a far approvare la sua tanto sognata direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale europeo!

Gli intenti della riforma non sono così malvagi: aveva lo scopo di riordinare il diritto d’autore in modo uniforme in tutta Europa, che però è stato già mancato perché si tratta di una direttiva e non regolamento, soggetta all’interpretazione dei singoli stati, che cambierà irrimediabilmente qualche cosa (piccola o grande) rispetto ai contenuti iniziali.

Wikipedia si è oscurata ben due volte contro la riforma, ma è servito solo a sensibilizzare l’opinione pubblica, perché il vero problema di questa riforma sono gli articoli 11 e 13 (ora hanno cambiato numerazione, ma non è importante). Wikipedia potrebbe esserne anche esclusa, ma il problema è costituito proprio dal contenuto di questi articoli. 

L’art. 13 parla di censura coff coff filtro preventivo per la verifica delle violazioni di copyright sulle piattaforme che contengono materiali caricati dagli utenti (in pratica è stata fatta per colpire Youtube, ma dato che Youtube questo tipo di filtro ce l’ha già e comunque non ha problemi a procurarsene uno, andrà a colpire solamente i provider più piccoli che non hanno a disposizione questo tipo di sistemi).

L’articolo da cui non si salva nessuno, neanche Wikipedia, è l’11. Non sono ancora riuscito a capire come abbiano fatto a sognarsi un’idiozia del genere, eppure siamo qui a discuterne, purtroppo. L’art. 13 parla di “link tax” e mira, praticamente, a chiedere una tassa ai servizi come Google News, pretendendo un pagamento per i piccoli, brevi estratti degli articoli giornalistici che vengono visualizzati. Ovviamente Google ci guadagna miliardi di miliardi di miliardi di euro su quei brevi snippet. Sono così tanti i soldi che guadagna che ha già chiuso Google News in Spagna (a causa di una legge simile approvata qualche tempo fa dal parlamento spagnolo) e spero che lo chiuda in tutta Europa, in modo che le lobby dell’editoria che hanno voluto questa riforma (perché, non illudiamoci, pressione c’è stata da entrambe le parti) possano raggiungere il loro scopo ed invece di riempirsi le tasche, si ritrovino con il -60% di visualizzazioni dei loro articoli. 

Ciò che spetta ai creatori dei contenuti deve essere assolutamente versato, ma questa è un’esagerazione da cui (al massimo, ma credo proprio no) guadagneranno pochi e guadagneranno poco, per perderci tutti insieme. 

Io ho già i popcorn pronti.


Che poi, dicono mercato unico digitale europeo, ma internet è mondiale…

Grazie a Martin, il mio fidato correttore di bozze <3

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Opinioni

Sulla vicenda dei due rapper arrestati

Come saprete, due rapper sono stati arrestati per aver tentato di rapinare un fan. 

Uno di loro, soprannominato Gallagher, ha scritto su instagram che sono tutte fake news diffamanti e che avrebbe agito giudizialmente d’intesa col suo legale.

Certo che deve agire d’intesa col suo legale! Deve affrontare un processo per rapina ed è già agli arresti domiciliari, più “vie legali” di così si muore.

Il complice (?) collega non si è espresso.

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Informatica

Su Google+ sventola bandiera bianca

Il 2 aprile 2019 chiuderà Google+ o Google Plus, l’amato-odiato social network di Google. Fino a quella data sarà possibile scaricare tutti i propri dati.

Il 2 aprile 2019, al cimitero dei prodotti Google, tra Google Reader e Google Spaces, passando per Picasa, Helpouts, Google Talks (e forse tutte le app di messagistica in bilico tra spegnimento e non spegnimento), si andrà ad aggiungere il social network Google+.

La sua è stata una lenta agonia: non ha mai raggiunto il successo e credo che molti utenti non abbiano mai aperto la sua applicazione se non proprio per sbaglio. Si stima che la maggior parte degli accessi sia avvenuta proprio per errore, per qualche secondo ed il tempo medio di permanenza è di 3 minuti e 30 secondi, il più basso tra i quelli dei social.

In realtà già si sapeva quello che sarebbe successo. Google aveva annunciato la morte a seguito della scoperta di un bug che teoricamente avrebbe consentito di leggere tutti i dati degli utenti, ma che molto probabilmente non é stato mai utilizzato da nessuno. A Google serviva solo un pretesto per chiudere un social sempre più in declino. 

Si potrebbe dire addirittura che, come gli altri prodotti social di Google, Google+ sia nato già come un mezzo fallimento, considerati i precedenti (qualcuno ricorda Google Buzz, Google Talk……. ecc. ecc. ?).

Chi gli ha dato fiducia può scaricare i suoi dati attraverso il servizio Google Takeouts, che preparerà un comodo zip scaricabile con tutta la nostra attività sul social.

Voglio concludere comunque ringraziando Google+ per aver cercato di portare un social leggermente diverso dagli altri, ma anche solo per averci almeno tentato. Ti ricorderemo, forse.

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Informatica Opinioni

Una questione di comodità

A cosa serve un display da 7,3 pollici quando ne userai sempre uno da 4,58?

A cosa serve passare da un display più grande ad uno più piccolo se tanto poche  applicazioni delle due miliardi e seicentomila contenute nel Play Store garantiranno fluidità nel passaggio?

Penso che siano queste le due problematiche principali (oltre alle eventuali difficoltà tecniche ed estetiche, come il gap tra i due schermi) del nuovo Galaxy Fold.

Sicuramente Samsung stipulerà accordi per far adattare almeno le app più popolari ed utilizzate, ma alla maggior parte non importerà di sfruttare le caratteristiche del nuovo dispositivo, perché quasi l’intero mercato non ne ha bisogno.

Nella maggior parte dei casi non si penserà neanche di aprire il display (o lo si terrà sempre aperto) per il semplice fatto che non se ne sentirà la necessità. 

Resta un’ultima annosa problematica, il prezzo: perché spendere 1900 euro per avere 7 pollici quando con la metà hai un sei pollici della stessa marca o phablet più grande di un’altra azienda, che non devi aprire e chiudere manco fosse un telefonino a conchiglia? 

In realtà è tutta una questione di comodità, dipende tutto dai gusti e dalle necessità personali, è possibile che ci sia davvero qualcuno che abbia davvero bisogno di un dispositivo più grande rispetto al solito che diventa compatto quando serve metterlo in tasca (anche se sono scettico sul vero spessore che il tutto avrà, dato che il display si curva, non si piega, e serve uno spessore di curvatura). 

Quello che penso è che questa novità abbia bisogno di essere provata e contestualizzata nella vita di tutti i giorni prima di venire osannata. Il mercato saprà giudicare (ed il mercato non perdona).

Piuttosto, il vero interrogativo è: quanti elementi dell’interfaccia andrà a coprire la fotocamera del nuovo Galaxy S10+? 😄

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Wikimedia

Wiki Loves Monuments in Chiesa

Qualcuno (e ho in mente anche qualche nome) starà storcendo il naso leggendo questo titolo. Invece, è proprio così, la mostra di Wiki Loves Monuments ha fatto tappa presso la parrocchia Santissimo Sacramento di Bari.

I ragazzi della parrocchia hanno fatto un lavoro splendido: non solo hanno allestito i pannelli senza chiedere nessun aiuto, ma hanno partecipato all’incontro di presentazione della mostra dimostrando di essere molto interessati all’argomento.

L’incontro è servito a due cose. La prima parte è stata dedicata a Wiki Loves Monuments, la seconda invece sul lato più morale che c’è dietro la filosofia dei progetti Wiki, parlando anche del valore del sentimento cristiano della condivisione che si può ritrovare in Wikipedia. Ha partecipato anche l’assessora alle politiche giovanili Paola Romano.

Il web non è cattivo. Internet ha usi buoni ed usi cattivi. Uno di questi usi, all’insegna della condivisione con gli altri, è Wikipedia e porta davvero giovamento a tutti. Il valore del tempo che si usa sul web è determinato da cosa effettivamente si fa e si possono fare cose molto cattive e molto buone.

Assessora Paola Romano

Tutto si è chiuso con una visita alla mostra, anche da parte dei parrocchiani, e la promessa di organizzare a Marzo un corso su Wikipedia per i ragazzi dalla 2ª media in poi. Non trovate che sia stupendo quando mondi che possono sembrare lontani si intrecciano?

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Wikimedia

Bari aderisce a Wiki Loves Monuments

Nuntio vobis gaudium magnum, da febbraio 2019 l’amministrazione comunale cittadina aderirà al concorso Wiki Loves Monuments, rilasciando un’autorizzazione come previsto dal Codice dei Beni Culturali.

Sono tanti i monumenti che non possono partecipare al concorso a causa di queste limitazioni burocratiche. Da oggi, però, ci sono sessanta monumenti partecipanti in più. Eh, già! Mi toccherà inserire su Wikidata, il progetto che ospita i dati dei monumenti partecipanti e non al concorso, tutte le statue, i busti e gli altri tipi di monumenti censiti dal comune di Bari all’interno della catalogazione generale, andando ad individuare le coordinate e spesso anche l’indirizzo preciso di ogni singolo monumento.

Questi sacrifici però si possono fare, perché dal 2019 consentiranno alle bellezze della nostra città di essere diffuse nel mondo o almeno durante le mostre itineranti con il premio locale Puglia 😀

Speriamo anche che servano a convincere quelle cape toste (non è latino ma dialetto barese) del Polo Museale della Puglia a partecipare a questa bellissima iniziativa che dal 2012 diffonde il patrimonio culturale italiano a livello internazionale.

Nel frattempo il buon Afnecors ha disegnato il nuovo logo di Wiki Loves Puglia.

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Opinioni

E con questa Medium mi ha stancato…

Ho accettato i claps, ho accettato a forza il nuovo logo ma questo non l’accetto.

Il cambio di font del titolo di Medium ha rovinato tutto. Anche se potrebbe essere una cosa di poco conto, invece è una cosa che dà fastidio, considerate anche le mie preferenze in fatto di design.

Quindi, ho deciso di aprire un blog, un posto tutto mio dove posso esprimere i miei pensieri con chiarezza a tutti i miei seguaci…. Ok, non mi seguiva nessuno neanche lì perché dovrebbero farlo qui? Almeno ci tento però, spero di riuscire a raggiungere un pubblico leggermente più vasto.

Forse non è stato il cambio di font a condizionare la mia scelta, ma il fatto che non abbia mai avuto il minimo controllo sull’impaginazione grafica dei miei pensieri.

Purtroppo, invece, devo trarre una tristissima conclusione. I miei post più seguiti (400 views a settimana) sono stati quelli riguardanti la guida di Altervistabot, ormai deprecata e non più utilizzabile.

Spero di potervi dire qualcosa di utile in questo mio piccolo angolo di mondo. Nel caso in cui non riesca a farlo, continuate pure liberamente ad ignorarmi.

Un abbraccio a quei pochi che mi seguiranno,

Ferdinando.

Cross-post su Medium e sul mio blog con Ghost.

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Informatica

Signori e signore, vi presentiamo i telefonini con la pubblicità integrata

Dopo i Cookie sulla TV non poteva non arrivare questo. Alcuni telefoni economici hanno degli AD nelle schermate di sistema.

Il business model di alcune società è parecchio variegato e tra i settori di business rientra naturalmente la pubblicità, il motore che sino a poco tempo fa faceva girare l’economia del web. Poi hanno incominciato ad esagerare e sono arrivati gli adblocker e sappiamo tutti come sta andando la situazione.

C’è però un tipo di pubblicità che non si può bloccare. Xiaomi ha deciso di includerla nel proprio business model. Purtroppo, è anche grazie a cose del genere che i telefoni costano così poco.

Fonte: Imgur

A quanto pare, la maggior parte delle App di Sistema contiene gli annunci e non c’è niente che si possa fare a parte scegliere un’altra marca o uno Xiaomi edizione con l’OS Google Stock, che non dovrebbe contenere né modifiche né ADS.

Questa condotta commerciale a lungo andare a cosa ci porterà? A popup che appaiono sullo schermo mentre chiamiamo? Certo, si potrebbe sempre cambiare OS, ma c’è anche la possibilità che le aziende, un giorno, decidano di rendere quest’operazione sempre più complicata (molto di più di quanto non lo sia oggi), potrebbero fare tutti come Apple, no? 😀